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COSTELLAZIONE DELLA VERGINE
Il segno zodiacale Vergine precede la Bilancia e viene dopo il Leone. Così come per la maggior parte delle 88 costellazioni conosciute oggi, la costellazione della Vergine ha diversi miti da raccontare. Fa parte delle 42 costellazioni della “Mitologia Astrale” di Igino, di cui vi parliamo nella nostra introduzione. A seconda della versione potrebbe trattarsi della Fortuna o di Demetra (dea delle messi) complice il fatto che la donna figurata tra le stelle sembra reggere una spiga; potrebbe essere Erigone, figlia di Icario (che è stato posto nella costellazione del Boote) oppure Parthénos, figlia di Apollo deceduta da bambina. Un’altra versione identifica la donna con Dike, la Giustizia, che ha abbandonato la terra perché gli uomini sono troppo malvagi e ormai senza speranza di salvezza. Questo episodio è presente nel mito delle cinque età dell’uomo, che parla delle generazioni esistite (cinque per Esiodo), partendo da un’era in cui tutto era spontaneamente rigoglioso e attraversando poi un continuo peggioramento del temperamento degli uomini e del loro stato di vita.
vergine: segno zodiacale
Il mito delle 5 età dell'uomo: la giustizia lascia la Terra.
L'età dell'oro e l'età dell'argento
Durante il regno di Crono gli immortali crearono la prima generazione di uomini. Questa generazione viveva serena, come gli dei. Non c’era bisogno di leggi, giudici o condanne perché non esistevano cattivi pensieri o crimini; nessuno avrebbe mai pensato a conquistare altre terre. Non esisteva il concetto di lavoro e di sforzo perché la terra produceva i suoi frutti spontaneamente. Nonostante non fossero mai stati arati, i campi fiorivano di spighe. Nessuno era afflitto da malattie e non si invecchiava e si moriva, sì, ma come presi dal sonno, in modo pacifico. Questa generazione, chiamata “dell’oro“, si estinse e gli uomini vissuti fino ad allora diventarono “spiriti buoni” che si aggiravano per la terra. Venne creata una nuova generazione, quella dell’argento. Questi nuovi uomini erano peggiori dei precedenti, sia nell’aspetto, sia nell’indole. I fanciulli vivevano troppo a lungo con la madre il che non gli forniva la giusta educazione per diventare veri e propri “uomini” (l’ha detto Esiodo, non noi) e questo non li rendeva in grado di affrontare le difficoltà che iniziavano a fare capolino sulla terra. In più, questa generazione iniziava a non venerare gli dei. Secondo Ovidio la causa del peggioramento di questa generazione è l’avvento delle stagioni; fino all’età dell’oro c’era solo la primavera e le temperature consentivano una vita felice. Ora invece l’aria si infuoca, l’acqua si congela e bisogna iniziare a coltivare la terra. Ad ogni modo, Zeus decise di far sparire questi uomini, rendendoli demoni inferiori.
L'età del bronzo e la formazione della costellazione della Vergine
L'età degli eroi
A questo punto, Zeus decise di provare a creare una terza nuova generazione, dandogli vita dai frassini: la stirpe del bronzo. Il frassino però diede a questi uomini un’indole violenta, tanto che probabilmente erano anche soliti mangiarsi tra di loro. Avevano armi e case di bronzo ed erano interessati solo alla guerra e ad Ares. Tutto ciò li portò ad eliminarsi a vicenda, fino ad estinguersi e andando a prendere dimora nell’ade. E’ durante questa era che Dike, la Dea della Giustizia, sdegnata dalle azioni degli uomini, si arrende e fugge tra le stelle, formando la costellazione della Vergine (a questo link potete trovare un approfondimento astronomico). La giustizia sarà cosa molto rara anche tra le successive generazioni. Gli uomini di bronzo si elimineranno a vicenda e dopo di loro nascerà la stirpe degli eroi, più simile agli dei. Questi erano uomini più retti, più giusti, ma troppi morirono in guerra, come nell’assedio di Tebe o nella guerra di Troia. Tanti altri, per salvarli da questo destino, Zeus li mandò a vivere ai confini del mondo, sull’isola dei beati, governati da Crono.
L'età del ferro
L’ultima stirpe di uomini che Zeus crea è soggetta a fatica, pene e malattie. Regnano l’ingiustizia, la violenza e la gelosia; la lealtà non ha più valore e non si temono gli dei. Aidos e Nemesi (la Coscienza e il Pudore) sono fuggite sull’Olimpo. Si iniziano a tracciare confini e la terra da coltivare scarseggia; per la prima volta si estraggono i metalli che non fanno che alimentare guerre e quanto di negativo si è abbattuto sulla terra. Esiodo si ferma qui; per lui questa è l’ultima stirpe, cioè quella in cui vive lui stesso. Ovidio invece (che non menziona la generazione degli eroi) fa distruggere questa stirpe da Zeus, schiacciandola con il monte Pelio. Dai torrenti di sangue che sgorgano nasce una ulteriore stirpe di uomini, ancora più feroce e non curante degli dei. Questi uomini disgustano Zeus per i loro infiniti crimini e ingiustizie e più di tutti, a scatenare la sua ricorrente e implacabile ira è Licaone. Zeus scende tra gli esseri umani per osservare i loro comportamenti e sperando di poter ricredersi; si camuffa ma al tempo stesso lascia intendere chi sia. Licaone non solo è scettico e tenta di ucciderlo per dimostrare che non è un Dio, ma arrostisce e serve a Zeus della carne umana. Verrebbe da pensare che Zeus senza pensarci lo fulmini lì sul posto ma no, stranamente lo trasforma solo in un lupo (lykos in greco, che molto ricorda la parola Licaone). Ma la sua furia non è placata: va di pari passo con una profonda delusione verso la razza umana. Decide quindi che non rimane altro da fare se non farla fuori interamente, ma come? D’accordo con gli altri Dei, scatena un interminabile diluvio che annega tutta la stirpe. Poseidone contribuisce inondando qualsiasi terra e ormai tutto è coperto di acqua, non c’è traccia di vita umana se non due povere anime che sono riuscite a navigare su una barchetta e ad arrivare sul Parnaso: Deucalione e Pirra, rispettivamente figli di Prometeo ed Epimeteo. Parliamo di questo episodio qui.