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ASCLEPIO (ESCULAPIO, PER I ROMANI)
Apollo e Coronide, i genitori di Asclepio o Esculapio
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Eccoci con una nuova curiosità mitica: Il mito di Apollo e Coronide. La storia parla dell’amore tra il Dio Apollo e Coronide, da cui nascerà Asclepio, o Esculapio secondo i romani. Asclepio è il Dio della medicina, destinato a perfezionare e padroneggiare l’arte delle erbe medicinali ereditata dal padre Apollo. Sentiamo spesso parlare del bastone di Asclepio o Esculapio, soprattutto perché a volte viene confuso con il Caduceo, simbolo delle farmacie italiane; in realtà basta guardare il disegno per distinguerli. Il bastone di Asclepio o Esculapio è un semplice bastone con un solo serpente attorcigliato attorno ad esso, mentre il Caduceo, che apparteneva ad Ermes, è un bastone alato con ben due serpenti attorcigliati. Ed è proprio il Caduceo che spesso si vede sulle insegne delle farmacie italiane. Il mito si incastra con altre quattro leggende: quella del corvo, che a causa della sua fedeltà ad Apollo perde il suo candore e diventa per sempre nero; quella della cornacchia, che un tempo era una fanciulla, su cui aveva messo gli occhi Poseidone e dal quale viene salvata da Atena, che però più avanti la abbandona; quella di Erittonio, figlio di Efesto e ancora con il mito della civetta, fanciulla caduta nelle tentazioni del suo stesso padre.
Apollo e Coronide – il corvo e la cornacchia
Coronide è una bellissima fanciulla della Tessaglia, amata da Apollo. Data l’eccezionale bellezza della ragazza, Apollo manda costantemente un corvo a spiarla per assicurarsi che non ceda alle tentazioni di altri. Ebbene, un giorno il corvo (che allora era bianco e sempre lo era stato) trova Coronide che giace con un fanciullo della Tessaglia. Subito si mette in azione per andare a riferire quanto accaduto al suo padrone: il Dio Apollo. Una cornacchia però cerca di frenarlo, avvisandolo che niente di buono succede quando si fa la spia agli Dei e gli racconta la sua storia per dissuaderlo. Prima che la civetta diventasse sacra ad Atena, la cornacchia era la sua compagna preferita. Non era sempre stata un volatile però; un tempo la cornacchia era una giovane principessa, figlia del re Coronèo di Focide; era bellissima e di lei si innamorò il dio Poseidone. Il Dio cercava di farla sua ma lei continuava a rifiutarlo, finché un giorno, spazientito, Poseidone tentò di violentarla. La ragazza scappava e gridava e l’unica che la sentì fu Atena. Pallade intervenne e trasformò la ragazza in una cornacchia per salvarla e la rese sua fedele compagna.
Erittonio, la cornacchia e la civetta
Un bel giorno, Efesto decide che è una buona idea tentare di violentare Atena, della della guerra e della saggezza. Non ci riesce ovviamente, ma il suo seme, finito sulla Terra, genera un bambino: Erittonio. Atena, per non far trapelare l’accaduto, prende il bambino e lo chiude in un cesto di vimini, nascondendolo e affidandolo a tre ancelle: Pàndroso, Erse ed Aglàuro, figlie del mostro uomo-serpente Cecrope. Poi, invia la cornacchia a spiare le ragazze per accertarsi che rispettino la promessa di farsi i fatti loro e di non guardare nel cesto. Inutile a dirsi, una di loro apre il cesto e trova il bambino con accanto un serpente. La cornacchia si precipita dalla padrona per riferire quanto ha visto ma Atena se la prende con lei, declassandola. Ora non è più la sua fedele e sacra compagna e viene sostituita dalla civetta. Anche questa era una fanciulla: Nictìmene di Lesbo, che venne sedotta dal padre e cedette alle sue attenzioni; poi, per la vergogna data dal dito puntato della gente, non esce più alla luce del sole. Così Atena la trasforma in una civetta e la prende con se.
La nascita di Asclepio o Esculapio
Anche dopo aver ascoltato queste storie, il corvo non ne vuole sapere e tira dritto per raggiungere il suo padrone. Arrivato da Apollo, gli racconta del tradimento di Coronide e il Dio, ferito, deluso e arrabbiato, impugna il suo arco, mira a Coronide e scocca una freccia, trapassandola. Mentre la vita la abbandona, la ragazza fa una triste rivelazione ad Apollo: è incinta. Apollo si pente immediatamente della sua sconsiderata e istintiva reazione e tenta di ricorrere alla medicina e alle erbe per salvare Coronide, ma è troppo tardi. Allora maledice se stesso, la sua mano, l’arco e pure il corvo, per avergli riferito la faccenda. L’uccello, perde così il suo candore; il suo piumaggio è diventato ora nero e lo sarà per sempre. Apollo però riesce almeno a salvare il bambino, estraendolo dal grembo della madre: lo chiama Asclepio e lo affida alle cure e alla dottrina del centauro Chirone. A questo link potete ammirare un quadro che rappresenta la vicenda.