Cerca

ATLANTE

Il Titano Atlante: mitologia e curiosità

Atlante è un Titano ed è figlio di Iapeto (o Giapeto) e dell’oceanina Climene. Prometeo, Epimeteo e Menezio sono suoi fratelli (qui trovate una comoda mappa concettuale per comprendere meglio tutto l’albero genealogico della mitologia greca). Sposa l’oceanina Pleione, dalla quale ha sette figlie, chiamate le Pleiadi: Alcione, Merope, Celeno, Elettra, Sterope, Taigete e Maia, quest’ultima madre di Ermes. Secondo la mitologia, Atlante è una figura dalla stazza enorme, dotato di una forza quasi insuperabile, di indole violenta e alquanto scorbutica. Spesso vediamo delle rappresentazioni di Atlante che regge il mondo sulle spalle, ma perché? E’ una punizione inflittagli dal padre degli Dei, Zeus, poiché il Titano, durante la lotta tra Dei e Titani (la Titanomachìa) aveva ovviamente preso le parti della sua stirpe, che però fu sconfitta; Zeus prese allora il comando del Cosmo e castigò i suoi rivali, condannando quindi il Titano Atlante a dover sostenere il peso del mondo (o la volta celeste) per l’eternità.

ATLANTE REGGE IL MONDO: LE CHICCHE NASCOSTE

Il luogo dove Atlante sconta faticosamente la sua pena è comunemente indicato su di una catena montuosa in Africa, che, udite udite, è la Catena Montuosa dell’Atlante! Questa catena si estende per circa 2500 km tra Marocco e Tunisia e la parte ad ovest affaccia sull’oceano, che è stato chiamato… Atlantico! Non ci avevate mai pensato, vero? Inoltre si dice che l’isola perduta di Atlantide si trovasse proprio al di sotto di questa catena montuosa. E sicuramente non avrete neanche mai realizzato che il comune manuale geografico, l’atlante appunto, debba il suo nome proprio al nostro Titano e al suo compito di reggere il mondo con tutto ciò che contiene. Stupefacente, no? Ebbene, c’è un’altra chicca che forse non conoscete. Nella nostra spina dorsale c’è una vertebra, precisamente la prima, che sorregge la nostra testa e tutto il suo contenuto: questa vertebra si chiama proprio Atlante!

ATLANTE CEDE IL MONDO AD ERACLE

Quella di Atlante è un’impresa letteralmente titanica, impossibile praticamente per chiunque, tranne che per Eracle, il quale per un breve periodo sostituisce il Titano con il macigno (ma comunque non senza essere sostenuto da Atena). Atlante prova anche a darsela a gambe e lasciare ad Eracle il suo eterno lavoro, ma l’astuzia dell’eroe alla fine ha la meglio e il Titano torna al suo posto. Questo episodio è narrato in una versione dell’undicesima fatica di Eracle, il cui obiettivo è quello di rubare le mele dorate delle Esperidi. In questa variante del mito infatti, l’eroe manda astutamente il Titano a compiere il misfatto al suo posto, su consiglio di Prometeo, ma per poter svolgere l’impresa Atlante dovrebbe posare il mondo, e così l’eroe propone di reggerlo al suo posto.

ESIODO, OMERO ED OVIDIO – PERCHE’ ATLANTE REGGE IL MONDO?

Come raccontato all’inizio di questo articolo, nella mitologia Atlante sconta la sua pena per aver preso parte alla lotta tra Dei e Titani, reggendo il mondo sulle sue spalle; questo è quanto sostiene Esiodo, mentre Omero la fa un po’ più “realistica” e ci dice che il Titano regge solo due colonne, le quali impediscono al cielo di crollare. Secondo Ovidio però, la motivazione per cui Atlante sorregge la volta celeste è un po’ diversa.

Ci narra che un giorno qualunque il Titano si trova nelle sue terre, tranquillo, beato e fiero dei suoi frutti dorati, che coltiva e custodisce gelosamente. Capita da quelle parti Perseo, stanco dal viaggio intrapreso da poco, appena dopo aver ucciso la gorgone Medusa. Decide che vuole fermarsi a riposare e chiede quindi ad Atlante se può sostare lì fino al mattino dopo. Ma Atlante, memore anche di una profezia secondo cui un figlio di Zeus gli avrebbe rubato i suoi amati frutti dorati, lo respinge bruscamente. Perseo, stizzito e offeso, tira fuori la testa di Medusa che si porta dietro e gliela mostra: Atlante inizia a pietrificarsi; già è enorme, ma ora va via via trasformandosi in una montagna, con barba e capelli che diventano boschi e le ossa si induriscono fino a formare delle rocce vere e proprie. Si ingigantisce talmente tanto che alla fine arriva in ogni dove, e tutto il cielo poggia ora sulle sue spalle.