ECATE
La dea Ecate è tradizionalmente considerata figlia di due Titani: Asteria, divinità delle stelle cadenti, e Perse, una figura associata alla distruzione; secondo altre fonti però, è figlia di Zeus, oppure di divinità oscure e primordiali come il Tartaro o Aristeo. Nell’ambito della cultura romana invece, questa divinità assume un nome diverso: Trivia. Fin dalle sue origini, la Dea si contraddistingue per la sua sfera di influenza (timaì) eccezionalmente vasta.
Tale ampiezza di potere non è comune tra le divinità, e si deve al favore di Zeus, che la onora con doni straordinari, conferendole poteri che appartengono ad altre divinità. Infatti Ecate si distingue per la sua capacità di intervenire su quasi ogni aspetto dell’esistenza, un potere che supera straordinariamente i limiti degli altri Dei. È probabilmente proprio questa sua autorità che ha contribuito ad elevarla allo status di vera e propria dea, piuttosto che relegarla al ruolo secondario tipico dei Titani.
I poteri di Ecate
Ecate è quindi in grado di esercitare la sua volontà su tutti i regni della realtà cosmica: il cielo, la terra e il mare. Come abbiamo accennato sopra, le sue capacità sono molteplici e sorprendenti: può far risaltare e accrescere il carisma e la personalità di una persona, rendendola affascinante o influente; può concedere ricchezze materiali, garantire abbondanza nella pesca o nella caccia, assicurare la vittoria in gare atletiche, proteggere e sostenere i guerrieri sul campo di battaglia, favorire la crescita e la prosperità delle greggi e delle mandrie, e tanto altro ancora.
Tuttavia, con la stessa facilità con cui concede, può anche privare. Se non le si rende onore attraverso sacrifici adeguati, o se la si offende in qualche modo, Ecate può capovolgere le sue benedizioni e trasformarle in maledizioni, portando sventura, fallimenti e perdite.
La magia nera
Con il passare del tempo, la sua divinità verrà sempre più frequentemente legata alle arti magiche, in particolare alla magia nera e all’evocazione degli spiriti dei defunti. È in questa veste che la incontriamo, ad esempio, nelle Argonautiche, dove svolge un ruolo fondamentale. In una delle scene più suggestive del poema, Giasone, eroe e capo degli Argonauti, deve invocare la potenza di Ecate attraverso un rituale sacrificale, al fine di attivare il potere di una potente pozione donatagli da Medea, sua alleata e amante.
Seguendo scrupolosamente le istruzioni ricevute dalla maga, Giasone allestisce l’offerta rituale, ed Ecate risponde alla sua invocazione. Emergendo dalla terra, si manifesta in tutta la sua terrificante maestà, con il capo adornato da serpenti intrecciati, mentre intorno a lei riecheggiano ululati e latrati di cani infernali e le sue fiaccole ardono di una luce sovrannaturale che rischiara le tenebre.