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Eracle per i greci; Ercole per i romani

Eracle (Ercole per i romani) è figlio di Zeus e Alcmena e il suo nome di battesimo in realtà è Alcide. Verrà chiamato Eracle (o Ercole) solo più tardi. E’ l’eroe per antonomasia. Ha una stazza imponente, una forza sovrumana e un’intelligenza fine. L’unione di queste caratteristiche gli permetteranno di compiere le dodici fatiche, per poi essere accolto nell’Olimpo ed essere divinizzato. Dopo la sua apoteosi, sposerà Ebe, figlia di Zeus ed Era. Per sottolineare quanto Eracle spicchi in confronto ad altri eroi, prendiamo qualche esempio dalle Argonautiche. Apollonio Rodio gli fa assegnare il posto centrale ai remi della nave Argo, sia per rispetto ma soprattutto perché il suo peso sbilancerebbe la nave. In altre versioni è addirittura costretto ad abbandonare l’impresa perché la nave il suo peso non lo regge. E’ probabile che i vari poeti che hanno scritto delle avventure degli Argonauti abbiano dovuto rinunciare alla sua presenza perché sarebbe stato irreale giustificare le difficoltà che i marinai incontrano nel viaggio. Apollonio Rodio ci fornisce un altro episodio per rafforzare il concetto: una sfida tra rematori in cui sono tutti sfiniti ma lui continua imperterrito a remare, finendo per spezzare un remo. E poi, per costruirsi un nuovo remo, sradica un albero intero con le mani.

Alcmena ingannata e la nascita di Eracle

Alcmena è moglie di Anfitrione, che governa su Tebe. Zeus si è invaghito di lei, ma lei è troppo fedele al marito e quindi il tonante deve escogitare uno dei suoi soliti piani. Si traveste da Anfitrione, che in quei giorni è fuori città; si infila nel letto di Alcmena e fa in modo che quella notte duri per tre. Alcmena è convinta che il marito sia tornato, tanto che quando effettivamente fa ritorno, il mattino seguente, non lo accoglie calorosamente. Anfitrione giustamente le chiede perché e, quando capisce che è convinta che sono andati a letto la sera prima, chiede un responso all’indovino Tiresia, che gli rivela quanto accaduto. Alcmena partorisce due “gemelli”: Alcide di Zeus e Ificle di Anfitrione. Solo più tardi, ormai cresciuto, Alcide verrà chiamato Eracle (o Ercole).

Mappa de La teogonia di Esiodo su divinità greche
La Teogonia di Esiodo

Eracle/Ercole - L'infanzia e l'adolescenza di Alcide

La forza del piccolo Eracle

All’ottavo mese dei bambini, Era, pazza di gelosia, scaglia due serpenti nella loro culla, per fare fuori Eracle. Prima ancora che Anfitrione possa accorrere, il figlio di Zeus ha già preso e strangolato un serpente per ogni mano. Secondo una variante è Anfitrione a mettere i serpenti nella culla, come “test” per capire quale dei due fosse figlio di Zeus e quale suo. Eracle cresce come un giovinetto abbastanza normale, però ha una forza straordinaria che non sa controllare. E infatti finisce per uccidere Lino, fratello di Orfeo, che gli stava insegnando a suonare la cetra. Finisce sotto processo per questo ma a quanto pare viene assolto per legittima difesa. Anfitrione però, per paura che possa fare qualche altra sciocchezza, lo manda a lavorare nei pascoli e a curare le sue mandrie. E qui il giovane Ercole cresce ancora di più, acquistando ancora più vigore e forza. Aveva una mira infallibile ed era palese che fosse figlio di Zeus.

La prima "impresa" di Ercole

Sul monte Citerone c’è un leone che si inoltra spesso fino ai pascoli di Anfitrione e sta devastando le sue mandrie e quelle di Tespio, re della vicina Tespie. Eracle vuole catturarlo e ucciderlo e informa Tespio della sua decisione; il re lo ospita per cinquanta giorni. Deciso ad avere un nipote dal vigoroso figlio di Zeus, Tespio concede ogni giorno una delle sue cinquanta figlie ad Ercole, che però è convinto di dormire sempre con la stessa fanciulla (non lo sappiamo, non ce lo chiedete). All’ultimo giorno (quindi dopo essersi fatto tutte le figlie di Tespio) riesce ad uccidere la belva. La pelle e la testa del leone diventeranno rispettivamente il suo mantello e il suo elmo. Più comunemente il mantello e l’elmo di Eracle sono la pelle e la testa del leone di Nemea, protagonista della prima delle sue dodici fatiche.

eracle ercole

Eracle/Ercole - La gloria di Era

Eracle libera Tebe

Sulla via del ritorno per Tebe, casa sua, si imbatte nei messaggeri del re di Orcomeno, Ergino, che stanno andando a riscuotere il tributo annuale che Tebe deve pagargli. Anni prima un tebano aveva ucciso il precedente re di Orcomeno, Climeno, padre di Ergino. Ergino dichiarò guerra a Tebe e poi impose questo tributo che consisteva nel cedere cento capi di bestiame all’anno per vent’anni. Ebbene, Eracle rispedisce indietro i messaggeri mutilati, con orecchie, nasi e mani appesi al collo. Ergino dichiara ancora una volta guerra a Tebe, ma gli va male perché Ercole lo uccide, pretendendo un doppio tributo da Orcomeno. In questa battaglia Anfitrione perde la vita; Eracle invece, riceve in sposa Megara e da lei avrà tre figli: Terimaco, Creontiade e Deicoo (secondo altre fonti, i figli sono invece otto).

Il responso della Pizia e la strada per le dodici fatiche

A questo punto Era, che ancora non si è placata, lo fa diventare pazzo, facendogli addirittura uccidere i figli che ha avuto da Megara. Per l’enorme senso di colpa, Eracle se ne va da solo in esilio. Poi decidere di andare a Delfi per chiedere un responso all’oracolo di Apollo. Ed è qui che per la prima volta la Pizia si rivolge a lui chiamandolo “Eracle” che significa “la gloria di Era”. Da quel momento in poi il nome di battesimo Alcide verrà praticamente dimenticato. La Pizia gli dice di andare a Tirinto per servire il re Euristeo e sarà lui a comandargli le famose dodici fatiche. Queste fatiche erano in realtà dieci, ma due non vennero ritenute valide da Euristeo e quindi Eracle dovette compierne altre due per rimediare, così che alla fine furono dodici.