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LE NOVE MUSE

Le nove muse con cetre e lire

Le nove Muse, tradizionalmente concepite in nove notti da Zeus e dalla Titanide Mnemosine (qui per la mappa concettuale ad albero genealogico) sono ninfe che presiedono e proteggono la musica, la danza e svariate qualità dell’intelletto e della memoria. Questa “funzione” la ereditano dalla madre Mnemosine, divinità che tutela appunto la memoria e l’intelletto.

Non a caso i poeti si rivolgevano a loro, non solo per ricevere ispirazione, ma anche per chiedere che gli venisse concessa la conoscenza di fatti o eventi anche passati; pertanto, le Muse garantivano che il poeta stesso raccontasse la verità. Ed è proprio questa la ragione per cui spesso i poemi si aprono con frasi del tipo “narrami, oh Musa”: è un modo attraverso cui il poeta vuole dimostrarci che quanto sta per raccontare corrisponde al vero, proprio perché ha acquisito le informazioni direttamente dalle nove divinità.

I nomi delle nove Muse

Le nove Muse risiedono sul monte Elicona, che si trova nell’attuale Beozia, ma alcune fonti le collocano anche sul monte Parnaso, a Delfi. I loro nomi e le loro virtù sono: Clio (il cui canto dà gloria), Euterpe (che concede allegria al canto), Talia (sempre presente ai canti nelle feste), Melpomene (che collega musica e canto), Tersicore (collega il canto alla danza), Erato (che suscita l’amore del canto), Polimnia (che presiede alle musiche che accompagnano il canto), Urania (che innalza il canto fino al cielo) e Calliope (che impersona la bellezza della voce).

Esse hanno diversi figli: da Calliope ed Eagro (o Apollo, a seconda della versione) nascono Lino ed Orfeo, il grande cantore; Clio, con Piero, dà vita al bel Giacinto, di cui si innamorerà Apollo. Euterpe, unitasi al fiume Strimone, genera Reso (secondo alcuni era invece Calliope sua madre); da Talia e Apollo nascono i Coribanti, mentre Melpomene partorisce al fiume Acheloo le Sirene.

Tamiri sfida le Muse

Il potere musicale delle Muse e la loro dominanza in questa arte sono insuperabili, secondi forse solo ad Apollo. Ma Tamiri, cantore figlio della ninfa Argiope e di Filammone, a quanto pare di ciò non è molto convinto. Sicuro fermamente della sua abilità nel suonare la cetra, decide bene che lui è perfettamente in grado sfidare le nove ninfe in una gara di musica, esagerando in spavalderia. Il patto è questo: se lui uscirà vincitore dalla sfida, potrà fare l’amore con ognuna di loro; se invece perderà, le nove Muse potranno prendersi da lui tutto quello che desiderano.

Inutile dire che Tamiri finisce per essere terribilmente sconfitto ed umiliato; le Muse quindi decidono di punire Tamiri per la sua sfrontata pretesa e gli tolgono completamente la vista e la capacità di suonare la cetra. 

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