PERSEFONE
Persefone è figlia del dio Zeus e di Demetra, dea delle messi (qui trovate la mappa ad albero genealogico). E’ la protagonista del famosissimo mito “Il ratto di Proserpina”, nome con cui era conosciuta dai Romani. Potreste anche incontrarla con il nome “Core”. Il ratto (ossia “rapimento” e non un topo, come mi immaginai quando da piccola mi cadde l’occhio su questo titolo in un libro di scuola) lo mette in atto il Dio dei morti Ade, che si era innamorato della fanciulla, complice una delle frecce dorate di Eros che lo aveva colpito al cuore.
In seguito alla alquanto triste vicenda, per buona parte dell’anno Ade e Persefone, ormai marito e moglie, governano sul regno dell’aldilà, con la piacevole compagnia del docile cagnolino Cerbero. Durante la restante parte dell’anno, Persefone e Demetra si riuniscono sulla Terra; è in questo periodo che tutto fiorisce nuovamente, mentre quando la fanciulla è con il marito, tutto appassisce. Il mito infatti, vuole in questo modo spiegare l’origine delle stagioni.
IL RATTO DI PROSERPINA E LA DISPERAZIONE DI DEMETRA
L'origine della fonte Ciane in Sicilia
Eros, incitato da Afrodite, colpisce il cuore di Ade con una freccia, accendendo in lui l’amore per Persefone. Eh già, neanche il dio degli Inferi è immune ai dardi dorati di Eros. Proserpina, ancora fanciulla, si trova sulle rive del lago Pergo, vicino Enna, e sta raccogliendo dei fiori con alcune compagne quando improvvisamente giunge Ade sul suo carro, che la prende e la porta via; il Dio fa aprire uno squarcio nella terra, attraverso il quale dirige il suo carro, scendendo nell’aldilà con il suo ottenuto obiettivo. Ciane, una ninfa custode di una fonte lì vicino, ha assistito alla scena e, addolorata, si consuma in lacrime unendosi alle acque stesse della fonte, che da lei prende il suo nome.

La ricerca di Persefone

La dea Demetra, non vedendola tornare, capisce che sua figlia è scomparsa. Quindi si rimbocca le maniche e inizia a girare il mondo alla sua ricerca, notte e giorno, senza sosta, finché giunge ad una casa e, assetata, decide di fermarsi per chiedere dell’acqua. Demetra bussa alla porta e le apre una vecchina, che le dà una bevanda a base di orzo. Mentre la dea beve, arriva un ragazzo che, apparentemente senza motivo, inizia ad insultarla, dandole perfino dell’ingorda.
Al che Demetra gli getta in faccia quel che resta della bevanda: il ragazzo inizia immediatamente a cospargersi di macchie su tutto il corpo, poi i suoi arti si accorciano e si trasformano in zampe, e infine gli spunta una coda. Si rimpicciolisce fino a diventare più piccolo di una lucertola: è diventato un particolare geco, che in latino (stellio) prende il nome dalle macchie stellate di cui è puntellato.
Le conseguenze del ratto di Proserpina - L'ira di Demetra e l'imperdonabile carestia

Compiuto questo prodigio, Demetra riprende il suo cammino; il suo viaggio la porta fino in Sicilia, alla fonte Ciane, esattamente dove si è svolto il ratto di Proserpina. La ninfa Ciane, ormai trasformata completamente nelle acque della fonte, vuole aiutare la Dea a ritrovare sua figlia; non potendo più parlare, Ciane fa emergere sulle sue acque una cintura: è di Persefone, che l’ha persa durante la frettolosa discesa nell’ade. Demetra allora intuisce subito che sua figlia è stata rapita ma non sa da chi.
La disperazione si impadronisce della dea, che si accanisce contro tutte le terre del mondo per aver lasciato accadere il misfatto, reputandole non degne di portare frutti. Quindi spezza gli aratri, fa in modo che i germogli muoiano appena nati e che gli uccelli vadano a beccare i semi nei solchi, tempesta di rovi e gramigna i campi di frumento; dove c’è speranza che qualcosa germogli e cresca, ci si accorge molto presto che ciò non accadrà.
L'intervento di Aretusa
L’ira di Demetra sta causando un disastro e la fonte Aretusa decide di intervenire, pregando Demetra di placare la sua rabbia contro la terra, contro le messi e specialmente contro Ortigia, particolarmente colpita dalla calamità. Aretusa è una ninfa originaria di Pisa (città dell’Elide in Grecia) di cui si innamorò il fiume Alfeo, che tentò di violentarla; venne salvata da Artemide, che la trasformò nel fiume eponimo e, aperto uno squarcio nel terreno, la fece scorrere sotto terra. Attraverso questo canale, Aretusa arrivò ad Ortigia, in Sicilia, dove prese dimora.
Per cercare di rincuorare la dea, Aretusa le rivela chi ha compiuto il ratto di Proserpina, cioè Ade. Demetra, ora ancora più infuriata, si lancia con il suo cocchio verso l’Olimpo e si fionda da Zeus, peraltro padre di Persefone, imponendogli di agire immediatamente contro il fratello.
Il "rimedio" di Zeus al ratto di Proserpina
Zeus, dal canto suo, per quanto dica di essere terribilmente dispiaciuto per la vicenda, non ritiene il rapimento un’offesa perché il fratello ha agito per amore (ed è ora che si sposi, ndr) ma, se vuole così tanto riavere Persefone, lo renderà possibile. Ma a ciò potrebbe esserci un impedimento: se Persefone ha mangiato del cibo nel suo soggiorno nell’ade, è legata per sempre a quel regno. E infatti Persefone ha mangiato dei chicchi di melograno, che il dio dell’aldilà scaltramente le ha offerto.

Intanto sulla Terra la vita degli uomini è a rischio per l’incessante collera di Demetra e, oltre a non poter più fare affidamento sull’agricoltura per sfamarsi, senza i frutti della terra non possono neanche fare sacrifici agli Dei. Allora Zeus capisce di dover trovare una soluzione e propone di fare un’eccezione: concedere a Persefone sei mesi da passare con la madre Demetra sulla terra e sei mesi da trascorrere con il marito Ade negli inferi. E così avviene. I sei mesi che Persefone passa sulla terra rendono lei e la madre felici e allegre e corrispondono alla primavera-estate; i sei mesi che invece trascorre nell’ade corrispondono all’autunno-inverno, quando sia lei che Demetra si incupiscono e di conseguenza tutto appassisce.