IL DIO ZEUS
Il padre degli Dei
Zeus è figlio del titano Crono e della titana Rea ed è l’ultimo nato della stirpe degli Dei. Era destinato a spodestare il padre e liberare il cosmo dalla sua tirannia nonché ad essere chiamato “il padre degli Dei”. Ma prima di raccontarvi la sua storia, vediamo quali sono le caratteristiche del dio Zeus (o Giove, per i Romani). La folgore è l’arma con cui viene solitamente raffigurato e il tuono è una sorta di “mezzo di comunicazione” che utilizza per ammonire o comandare noi comuni mortali; è da questo che deriva l’appellativo “il Tonante”. Va da sé che può controllare il meteo a suo piacimento e infatti ha usato questo potere per punire gli uomini della stirpe di ferro, affogandoli in un diluvio universale. Vi ricorda qualcosa? Ma oltre a questo, Zeus è anche protettore degli esuli, dei supplici e degli ospiti. Nelle Argonautiche viene spesso citato quando qualcuno chiede protezione o perdono. Quanto all’ospitalità, tutela la legge che impone all’oste rispetto nei confronti di chi mangia alla sua tavola, scoraggiando dal compiere azioni vili e tradimenti in queste occasioni.

La nascita del Dio Zeus
Urano, nonno di Zeus, aveva predetto al figlio Crono che uno dei suoi figli lo avrebbe detronizzato. Nella speranza di evitare la profezia, il padre di Zeus, Crono decide sapientemente di inghiottire i suoi figli appena nascono. La moglie Rea, prima di partorire Zeus, chiede aiuto ai genitori Gea ed Urano, che le consigliano di andare a Creta. Zeus nasce lì e Gea lo nasconde in un antro del monte Egeo, detto “il monte delle capre” (altre versioni identificano il monte con l’Ida o il Ditte). Al posto del piccolo dio, Rea fa inghiottire a Crono una pietra avvolta in fasce. Zeus cresce tranquillo e beato nutrito da Gea con nettare e ambrosia. Si prendono cura di lui le ninfe Ida e Adrastea (oppure Elice e Cinosura) mentre i Cureti fanno la guardia alla grotta, battendo lance e scudi per coprire i suoi vagiti. Ad allattarlo ci pensa la docile capra Amaltea, che forse più che una capra era una ninfa, ma non è chiaro.
La titanomachìa - Zeus prende il suo posto
Non appena acquista abbastanza forze, Zeus si fionda dal padre. Con l’astuzia e con la forza gli fa vomitare tutti i fratelli, dandogli un emetico consigliato dall’oceanina Meti. Una volta che tutta la stirpe degli Dei è stata risputata dallo stomaco di Crono, scoppia la Titanomachia, una guerra tra Dei e Titani. Questa lotta va avanti per anni finché Gea consiglia a Zeus di liberare i Ciclopi e gli Ecatonchiri (rinchiusi nel tartaro dal loro padre Urano) perché così facendo, si sarebbe assicurato la vittoria. E infatti così è, l’intervento di queste creature è decisivo. I Ciclopi come ringraziamento donano a Zeus il tuono e la folgore, che diventeranno le sue armi e i suoi attributi; a Poseidone donano il tridente e ad Ade l’elmo dell’invisibilità. Inizia quindi il regno di Zeus, del padre degli Dei, che sceglie il cielo (e la terra) come parte del regno da “controllare”. A Poseidone tocca il mare e ad Ade il regno dei morti.
La Tifonomachìa e la gigantomachìa
Dopo la titanomachìa, Zeus deve affrontare un’altra battaglia molto cruenta: quella con Tifone, cioè la Tifonomachia. Tifone attacca Zeus, deciso a prendersi il trono dell’Olimpo ma Zeus riesce a sconfiggerlo scagliando i suoi fulmini e le sue saette contro Tifone, bruciandogli tutte le teste. La forza del tuono lo faceva intanto sprofondare nel Tartaro, fondendo tutta la montagna su cui si trovava: era appena stato creato l’Etna.
Tra le battaglie memorabili, c’è anche quella contro i giganti, descritti da Apollodoro come esseri mostruosi più possenti di ciclopi ed ecatonchiri messi insieme, creature enormi con una coda di serpente al posto dei piedi. Solo uno di loro è immortale, Alcioneo, ma secondo una profezia nessuno di loro può essere ucciso dagli immortali a meno che essi non abbiano un mortale dalla loro parte. E infatti, Zeus manda a chiamare Eracle, che si schiera dalla loro parte. Con molta fatica, gli Dei riescono a sconfiggere anche quest’altra minaccia.
La discendenza di Zeus, Il padre degli Dei
Veniamo ora alla sua discendenza, tanto illustre quanto intricata perché (perdonateci il termine) non sapeva tenerselo nelle mutande.
Dall’oceanina Meti avrà Atena. Prima che Meti partorisca, Zeus la inghiotte su consiglio di Gea ed Urano. Infatti era destino che dopo Atena, con una forza paragonabile a quella del padre, nascesse un figlio che sarebbe diventato re degli Dei e degli uomini. In questo modo invece, Zeus scongiura questo pericolo (pur comportandosi come suo padre) e diventa il Metieta, cioè il saggio, perché Meti (divinità che ha a che fare col senno) dal suo ventre lo consiglia sulle scelte da fare. Atena verrà alla luce dalla testa di Zeus. Qui potete ammirare un anfora raffigurante la scena.
Dall’unione con la titana Temi nasceranno le Ore (o Stagioni): Eunomie, Dike ed Eirene. Come vedete dalla mappa concettuale della Teogonia di Esiodo, anche le Moire sono figlie di Zeus e Temi ma l’autore aveva le aveva già elencate tra la discendenza di Notte e non è ben chiaro se si tratti di un errore.
Con l’oceanina Eurinome genererà le Cariti (meglio conosciute come le tre Grazie): Aglaia, Eufrosine e Talie.
Insieme alla sorella Demetra avrà Persefone, che diventerà moglie di Ade.
La titana Mnemosine darà alla luce le Muse, divinità che, come la madre, hanno tutte a che fare con l’intelletto.
La titana Leto gli partorirà Apollo e Artemide.
Con la moglie Era (o Hera) ha Ebe, Ares ed Eiletuia (o Ilizia).
Da una scappatella con Maia, figlia di Atlante, e con Semele, figlia di Cadmo e Armonia, nascono rispettivamente Ermes e Dioniso.
Alcmena è madre dell’eroe Eracle.
Secondo Apollodoro, dalla titana Dione (che Esiodo non elenca tra i Titani) avrà Afrodite, più comunemente conosciuta come figlia di Urano.
Siccome questa è solamente una parte della discendenza di Zeus, almeno quella che elenca Esiodo nella Teogonia, qui sotto troverete elencate le altre “scappatelle” che il padre degli dei si concede, raccontate da altri poeti e che di solito nascondono un mito piuttosto interessante.