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IL MITO DEL GIRASOLE (MITO DI CLIZIA)

Elio, Clizia e Leucotòe

Molto spesso la mitologia greca e romana ci sorprende con racconti che cercano di spiegare l’origine o la trasformazione di elementi naturali, come piante, fiori, frutti e persino fenomeni naturali. Questi miti non erano semplicemente storie per intrattenere, ma veri e propri tentativi di dare un senso al mondo circostante e di tramandare valori culturali, emozioni e insegnamenti attraverso la narrazione. Tra i tanti esempi, troviamo leggende dedicate all’alloro, al narciso, al giacinto, e molti altri ancora; li troverete tutti raccolti qui. Ebbene, tra le leggende greche e romane di questo tipo spicca anche il mito del girasole, a volte chiamato anche “mito di Clizia“.

Il mito del girasole è una storia che narra di desiderio, gelosia, devozione e amore e di come questi sentimenti possano imprimersi nella natura, trasformando un semplice fiore in simbolo di fedeltà e ammirazione verso il sole. Oltre a dare senso al nome del fiore e a rafforzarne il significato simbolico, cela un’altra curiosità interessante, ovvero la creazione dell’incenso. I protagonisti di questa affascinante leggenda sono il dio del Sole Elio (nella versione greca) o Apollo (nella versione romana), insieme a Clizia e Leucotòe.

L’evento che dà inizio alla vicenda è l’azione di Afrodite, dea della bellezza e dell’amore, la quale interviene in modo decisivo per motivi personali. Infatti, per vendicarsi di Elio, Afrodite scatena l’ardente amore del dio del Sole verso Leucotòe, poiché quest’ultimo aveva svelato ad Efesto (marito di Afrodite) un episodio delicato: aveva visto la dea tradirlo con Ares.

Il mito del girasole e il mito di Clizia

Il folle amore di Elio per Leucotòe

Innamorato ormai follemente di Leucotòe, figlia dell’oceanina Eurinome, il dio del Sole non riesce più a pensare ad altro che a lei. Ogni suo gesto, ogni suo pensiero, sembra rivolgersi alla giovane, la cui bellezza e grazia lo hanno completamente rapito. Così, preso da una passione ardente e incontrollabile, Elio modifica persino il suo corso nel cielo: talvolta sorge prima del solito e indugia più a lungo prima di tramontare, solo per avere la possibilità di ammirarla ancora un momento, di osservare i suoi movimenti, la luce che si riflette sul suo volto. Ma l’amore, si sa, è impaziente, e il dio non riesce più a sopportare il silenzio del desiderio non espresso.

Struggendosi per lei e cercando un modo per dichiararsi, escogita un piano: assumere le sembianze della madre di Leucotòe, così da potersi avvicinare alla fanciulla senza destare sospetti e rivelarle finalmente i suoi sentimenti. Così celato sotto le sembianze di Eurinome, Elio si reca da Leucotòe, deciso a portare a termine il suo piano. La trova nella sua dimora, intenta a lavorare con le sue ancelle, immersa nella quiete domestica e nella semplicità dei gesti quotidiani. La finta Eurinome, con voce ferma ma materna, ordina alle giovani serve di uscire, sostenendo di dover discutere con la figlia di questioni importanti e riservate. Le ancelle, rispettose e ignare, obbediscono senza esitazione, lasciando la stanza in silenzio.

Mito del girasole - Elio osserva Leucotoe
Elio nel cielo notturno osserva Leucotòe

Appena la porta si chiude e rimane solo con la fanciulla, Elio abbandona ogni travestimento e si mostra nella sua vera forma, rivelando tutto il suo splendore divino. Con ardore e sincerità, le confessa il suo amore e la sua passione, ma la reazione di Leucotòe non è quella che egli sperava: invece di accoglierlo, la giovane è colta dal terrore, pietrificata dalla sorpresa e dalla paura. Quando il dio le si avvicina, lei rimane immobile, incapace di reagire o di pronunciare una sola parola, subendo in silenzio la violenza di quell’amore travolgente e crudele.

La gelosia di Clizia

La sorella di Leucotòe, Clizia, nutriva da tempo un amore segreto per Elio. Lo ammirava da lontano, seguendolo con lo sguardo ogni giorno nel suo percorso attraverso il cielo, sognando che un giorno il dio potesse accorgersi di lei. Ma quando scopre che la sorella ha ricevuto la sua “attenzione”, la gelosia la divora. Ferita nell’orgoglio e accecata dall’invidia, decide di vendicarsi. Così, si reca dal padre, il re Orcamo, e con parole cariche di rabbia e dolore, gli rivela che Leucotòe ha avuto una tresca con il dio del Sole.

Orcamo, sdegnato e colmo d’ira, non vuole ascoltare ragioni. Alle suppliche disperate di Leucotòe, che cerca di spiegare di non essere stata consenziente e di essere stata costretta, il padre resta sordo, accecato dal disonore e dall’indignazione. In preda a una furia cieca, considera l’accaduto un’offesa imperdonabile, un’onta che solo la morte può lavare. Così, con crudeltà e dolore, ordina che la figlia venga sepolta viva.

La nascita dell'incenso

La pianta d'incenso nata nel mito del girasole, anche chiamato mito di Clizia
La pianta di incenso

Elio si precipita per tentare di salvare Leucotòe. Con i suoi raggi possenti tenta di fendere la terra, di aprire un varco verso la tomba per liberarla, ma ormai è troppo tardi. Neanche la luce che egli sprigiona serve a donarle nuove energia e riportarla indietro, e il corpo di Leucotòe giace ormai privo di vita. Straziato dal rimorso e dal dolore, Elio cosparge il sepolcro con il nettare degli dèi. Lentamente, il corpo della fanciulla si discioglie in un liquido profumato e, dal terreno che la ricopre, spunta una nuova pianta, simbolo del suo sacrificio e della sua memoria: l’incenso.

Il mito del girasole: lo sdegno di Elio per Clizia

Elio, che tutto vede dall’alto del cielo, conosce bene la verità: sa che è stata Clizia a causare la morte di Leucotòe. In lui non rimane spazio per la compassione o la pietà, ma solo per la collera e il disprezzo. Il suo sguardo, che illumina il mondo intero, si rifiuta persino di posarsi su di lei. Clizia, ai suoi occhi, non merita altro che indifferenza. Eppure, nonostante il rifiuto e la vergogna, la giovane continua ad amarlo con ostinazione, come se quel sentimento fosse ormai parte della sua stessa essenza.

Il mito di Clizia - La metamorfosi di Clizia

Rappresentazione del mito del girasole, anche chiamato mito di Clizia
Il girasole

Soffocata dal rimorso e dal desiderio, Clizia cerca in ogni modo di attirare l’attenzione di Elio, ma non ottiene mai risposta. Allora, vinta dal dolore, si ritira in un prato e lì rimane, immobile, seduta a terra, decisa a non muoversi più. Rifiuta cibo e bevande, nutrendosi soltanto della rugiada del mattino e delle sue stesse lacrime, versate in silenzio giorno dopo giorno. Per nove lunghi giorni e nove notti non distoglie mai lo sguardo dal Sole: dall’alba al tramonto, segue il suo percorso nel cielo, come se quel gesto fosse l’unico modo per sentirlo vicino.

Ma il tempo, inesorabile, trasforma la sua devozione in destino. Il suo corpo, indebolito e ormai privo di forza, comincia lentamente ad aderire al terreno. Le membra si irrigidiscono, la pelle perde colore, fino a diventare simile alla superficie pallida e delicata di un petalo. Clizia si sta trasformando in un girasole. Da allora, radicata saldamente alla terra, continua a fare ciò che ha sempre fatto: seguire il suo amato nel cielo, ruotando silenziosamente il capo al suo passaggio, fedele e innamorata per l’eternità.

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