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PIRAMO E TISBE

Tra quelle che a noi piace chiamare “curiosità mitiche“, spicca lo struggente mito di Piramo e Tisbe, un racconto intriso di amore e destino che, con dolce malinconia, narra l’origine poetica del colore vermiglio del gelso.

Piramo e Tisbe erano due giovani di Babilonia, cresciuti l’uno accanto all’altra fin dall’infanzia: le loro case confinavano, e insieme avevano trascorsi gli anni più spensierati della loro vita. Col passare del tempo, quell’affetto semplice e sincero che li aveva uniti da bambini si era lentamente trasformato in un sentimento più profondo, intenso, capace di oltrepassare le parole e di nutrirsi soltanto di sguardi e silenzi condivisi. Era un amore destinato a travolgerli, tanto ardente quanto impossibile, che avrebbe impresso per sempre i loro nomi nella memoria del mito.

Volevano quindi sposarsi, ma i loro genitori si opposero con fermezza, ostacolando quel desiderio puro e rinchiudendoli nelle rispettive case, come a voler imprigionare insieme a loro anche i loro sentimenti. Eppure, nulla riuscì a spegnere la fiamma che li univa: Piramo e Tisbe non permisero che quell’ostacolo diventasse una fine. Le loro abitazioni erano separate soltanto da un muro sottile, così fragile da lasciar trapelare le voci e i sospiri dei due giovani. Proprio in quel muro si apriva una piccola fessura e attraverso di essa gli innamorati riuscivano ogni giorno a parlarsi, a scambiarsi promesse e parole tenere, sognando un tempo in cui quella barriera si sarebbe dissolta, restituendo loro la libertà di amarsi apertamente.

Col passare dei giorni, però, l’attesa divenne insopportabile: non potevano più accontentarsi di sguardi e sussurri. Così decisero di compiere un gesto audace e definitivo — una fuga d’amore. Quella stessa notte sarebbero usciti di nascosto dalle loro case e si sarebbero incontrati lontano da tutto, presso il sepolcro dell’antico re Nino, sotto una grande pianta di gelso dai frutti bianchi.

Piramo e Tisbe divisi dal sottile muro
Piramo e Tisbe

Piramo e Tisbe: Il gelso muta il suo colore

La fuga di Tisbe

Piramo e Tisbe leonessa
La leonessa alla fonte

Tisbe fu la prima a sgattaiolare fuori, muovendosi con passo leggero e cuore colmo di emozione. L’aria notturna era quieta, e la luce della luna illuminava il suo cammino mentre si dirigeva verso il gelso, felice all’idea di poter finalmente rivedere l’amato. Giunta sotto l’albero, attese con impazienza l’arrivo di Piramo, trattenendo il respiro a ogni fruscio del vento tra le foglie.

Ma, all’improvviso, la quiete fu spezzata: alla vicina fonte si avvicinò una leonessa assetata, le fauci ancora macchiate del sangue della sua ultima preda. La bestia avanzava lentamente nel silenzio della notte, attirata dall’acqua. Tisbe, colta dal terrore, non esitò un istante: lasciò cadere il velo che indossava e fuggì via in preda al panico, trovando rifugio in una grotta poco distante, dove rimase immobile, con il cuore che batteva all’impazzata.

L'arrivo di Piramo

Nel frattempo Piramo raggiunse il punto d’incontro con il cuore colmo di attesa e di speranza. Ma ciò che vide lo lasciò senza fiato: della sua amata Tisbe non c’era traccia, c’era solo il suo velo, che lei aveva perduto durante la fuga e che la leonessa aveva strappato e macchiato di sangue. Alla vista di quelle macchie e delle impronte sul terreno, il giovane fu sopraffatto dalla disperazione. La convinzione che una belva avesse ferito la sua dolce Tisbe lo tormentava, e il rimorso lo trafisse ancora più profondamente: non riusciva a sopportare di sentirsi, in qualche modo, la causa della prematura sventura di colei che amava, lui che aveva avuto l’ardire di proporre la fuga d’amore.

Con la disperazione nel cuore, estrasse uno stiletto dalla federa sul suo fianco e, piangendo, compì un gesto disperato: lo piantò nel suo stesso ventre.

L'albero di gelso dal mito di Piramo e Tisbe
L'albero di gelso

Il sangue di Piramo dilagò sul terreno tingendo la terra di un rosso profondo e vivace. La pianta del bianco gelso, radicata lì da tempo, assorbì quell’intenso colore, quasi a voler imprimere per sempre nella sua linfa la tragica vicenda. Le bacche, un tempo candide, mutarono la loro tinta, assumendo un vermiglio intenso e profondo.

Armata di coraggio, Tisbe tornò al punto di incontro, con il cuore colmo di speranza e timore insieme. Tuttavia, di Piramo non si vedeva neppure l’ombra e un silenzio pesante avvolgeva la scena. Fu allora che il nuovo colore del gelso, vermiglio e intenso, catturò il suo sguardo.

Piramo e Tisbe: quando si impedisce ai ragazzi di amarsi

Guardando lo stiletto e il velo, Tisbe comprese subito cosa fosse accaduto; il dolore le strinse il cuore e, in un attimo, incolpò se stessa per la tragica sorte dell’amato. Decise allora di seguirlo, unendosi a lui nella morte, come gesto estremo di amore e di fedeltà.

Avanzando con passo esitante, Tisbe scorse finalmente il corpo del suo amato disteso a terra, macchiato di sangue. Un brivido le corse lungo la schiena e il volto le si fece pallido mentre si chinava su di lui. Piangendo, lo raccolse tra le braccia, implorandolo con tutto il cuore di risponderle, di muoversi, di dirle che era ancora lì. Per un attimo Piramo aprì gli occhi, e il loro sguardo si incontrò, colmo di dolore e di amore. Poi, lentamente, li chiuse per sempre, lasciando Tisbe tra le lacrime, sconvolta e incapace di trattenere il dolore che le riempiva l’anima.

Prima di cedere però, pregò che i loro genitori lasciassero almeno che i due giovani fossero sepolti insieme in un’unica tomba, e che gli Dei lasciassero, a memoria della loro vicenda, che il gelso conservasse per sempre il colore intenso del sangue di Piramo, simbolo eterno della passione e della tragedia che li aveva colpiti.

Infine, la leonessa che aveva causato parte della tragedia fu catturata e uccisa, e gli Dei, in segno di monito e di ricordo, la posero tra le stelle come costellazione del Leone, affinché il mondo non dimenticasse mai che non si dovrebbe mai ostacolare l’amore dei giovani.

Rappresentazione della costellazione del Leone
Rappresentazione della costellazione del Leone

Così si chiude questo triste racconto, ma chi desidera approfondire può consultare questo link, dove troverà un quadro che raffigura il mito di Piramo e Tisbe, catturando con la pittura l’intensità del loro dolore e della loro passione.

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